Indice
Premessa
I. L'identità del Sacerdote
II. Le peculiarità della Diocesi dell'Ordinariato Militare
III. La Pastorale della "presenza"
IV. Una presenza "visibile"
V. Una presenza "Propositiva"
VI. Una pastorale "variegata e univoca"
VII. Il "sensus Ecclesiae"
VIII. La cura dei "rapporti" e delle "piccole cose"
IX. La comunione con il Vescovo e con i Confratelli del Presbiterio
X. Affidamento
Bagnasco
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L'identità del Sacerdote  

Il Sacerdote conosce se stesso specchiandosi
in Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote e
buon Pastore. L’identità sacerdotale è dunque
tutta “relativa” a Gesù. Riprendendo la perenne
Tradizione della Chiesa, il Santo Padre Giovanni
Paolo II ha sintetizzato la natura e missione del
Presbitero: “I Presbiteri sono, nella Chiesa e per
la Chiesa, una ripresentazione sacramentale di
Gesù Cristo, Capo e Pastore; ne proclamano autorevolmente
la parola, ne ripetono i gesti di perdono
e di offerta della salvezza, soprattutto col
battesimo, la penitenza e l’Eucaristia; ne esercitano
l’amorevole sollecitudine, fino al dono totale
di sé per il gregge, che raccolgono nell’unità
e conducono al Padre per mezzo di Cristo nello
Spirito. In una parola, i Presbiteri esistono e agiscono
per l’annuncio del Vangelo al mondo e per
l’edificazione della Chiesa in nome e in persona
di Cristo Capo e Pastore. Questo è il modo tipico
e proprio con il quale i ministri ordinati partecipano
all’unico Sacerdozio di Cristo”.

Il Sacerdote ordinato è dunque un triplice
servitore: “Servitore della Chiesa-mistero perché
attua i segni ecclesiali e sacramentali della presenza
di Cristo risorto. È servitore della Chiesacomunione
perché - unito al Vescovo e in stretto
rapporto con il Presbiterio - costruisce l’unità
della comunità ecclesiale nell’armonia delle diverse
vocazioni, carismi e servizi. È, infine, servitore
della Chiesa-missione perché rende la comunità
annunciatrice e testimone del Vangelo”.
Emerge chiaramente che la grazia della
sacra Ordinazione lo configura ontologicamente
a Cristo, Sacerdote della Nuova Alleanza, e lo
pone per sempre in relazione di servizio - cioè di
ministero - con e per la Chiesa. Le connotazioni
proprie di Gesù - Capo, Pastore, Servo e Sposo
della Chiesa - diventano “sue” in forza del sacramento
e ispirano la “carità pastorale” che qualifica
in modo proprio la spiritualità sacerdotale.
Tale specifica identità, con la missione che ne
consegue, il Presbitero la attuerà nei modi e nei
luoghi che gli verranno indicati dal discernimento
autorevole della Chiesa per il bene delle
anime.
3. Fermo restando che il Sacerdozio ministeriale
differisce da quello “comune o regale” dei
laici non solo per grado ma per essenza, tuttavia
essi sono tra loro coordinati. Derivano infatti dal-
l’unico Sacerdozio di Cristo. I sacri Ministri,
inoltre, sono costituiti per “aiutare il Popolo di
Dio ad esercitare con fedeltà e pienezza il Sacerdozio
comune”, nella consapevolezza che i laici
sono chiamati in modo speciale a “cercare il
Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole
secondo Dio”.
4. La vocazione alla vita consacrata invece,
nelle sue molteplici forme, pone il consacrato ad
essere per il mondo segno escatologico, testimonianza
del primato di Dio, richiamo alla vigilanza
cristiana, anticipo del Cielo: “La vita consacrata,
profondamente radicata negli esempi e negli insegnamenti
di Cristo Signore, è un dono di Dio
Padre alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito.
Con la professione dei consigli evangelici i tratti
caratteristici di Gesù - vergine, povero e obbediente
- acquistano una tipica e permanente ’visibilità’
in mezzo al mondo, e lo sguardo dei fedeli
è richiamato verso quel mistero del Regno di Dio
che già opera nella storia, ma attende la sua piena
attuazione nei cieli”.