Indice
Premessa
I. L'identità del Sacerdote
II. Le peculiarità della Diocesi dell'Ordinariato Militare
III. La Pastorale della "presenza"
IV. Una presenza "visibile"
V. Una presenza "Propositiva"
VI. Una pastorale "variegata e univoca"
VII. Il "sensus Ecclesiae"
VIII. La cura dei "rapporti" e delle "piccole cose"
IX. La comunione con il Vescovo e con i Confratelli del Presbiterio
X. Affidamento
Bagnasco
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LA PASTORALE DELLA PRESENZA  

15. Dalle particolarità della nostra Chiesa deriva
una prima conseguenza sul piano pastorale:
il Cappellano Militare può fare alcune “cose” e
non altre rispetto ai Parroci territoriali (e viceversa).
Pertanto non sarebbe corretto prendere
come parametro di giudizio per la formazione
pastorale unicamente la figura del Parroco di un
territorio. Mentre questi ha la possibilità di orga-
nizzare iniziative di lungo respiro (corsi, cicli
di conferenze, gruppi stabili…), di solito al Cappellano
non è possibile, poiché spesso vi sono
mobilità del personale, orario d’ufficio, distanza
di alloggio…
Per contro, il Cappellano ha la grande
possibilità di incontrare ogni giorno i suoi parrocchiani
singolarmente e di star loro vicino sul
lavoro - nei modi possibili -, di costruire rapporti
interpersonali capillari. Con la sua continua presenza
e disponibilità, prima ancora che con le parole,
il Cappellano può far sentire di “esserci” per
ognuno, può far capire che ciascuno può sempre
contare su di lui come amico e come Sacerdote.
Questo tipo di pastoralità appartiene al “DNA”
del Cappellano Militare, e trova una espressione
particolare nei momenti decisivi come i sacramenti
del Battesimo, della Cresima, del Matrimonio,
o nell’ora della difficoltà e della sofferenza.
Come l’esperienza attesta, anche a distanza
di tempo e di luogo i rapporti buoni con
il Cappellano permangono negli anni, ed egli
diventa per la vita un punto di sicuro riferimento.
16. Sul piano educativo chiedo a voi, seminaristi,
di crescere innanzitutto nella fede, cioè
nella capacità di “credere senza vedere”: vale a
dire di credere fermamente che la presenza sacerdotale,
quando è umile e disponibile, diventa pian
piano significativa per gli altri anche se non si
hanno riscontri immediati. Occorre tempo e pazienza
per superare diffidenze, timidezze, forse
indifferenza e qualche ostilità, senza andare in
crisi e credere che la propria presenza sia inutile.
Imparate la perseveranza e la pazienza. Allenatevi
a resistere alla diffusa frenesia del “tutto e
subito”, dei risultati immediati. La prima forma
della “pastorale ordinaria” è stare fisicamente
dove la Chiesa vi manderà. Anche quando incontrerete
difficoltà e ostacoli. Per questo si richiede
di abitare nella caserma dove si è destinati. Ogni
situazione logistica diversa deve essere autorizzata
espressamente dall’Ordinario Militare caso
per caso.Ricordate che per san Paolo le incomprensioni
e le ostilità dei cristiani di Corinto
erano motivo di sofferenza, ma anche di consolazione,
perché credeva fermamente che erano un
modo necessario per generare la comunità cristiana.